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Quel posto che chiami casa di Enrico Galliano, Vocazione di Cesare Pavese

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Semplicità di Cesare Pavese, lezioni di filosofia, disallarme

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Nat
mag 26, 2025
∙ A pagamento

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Quel posto che chiami casa di Enrico Galliano, Vocazione di Cesare Pavese
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Buongiorno!

Spero che stiate bene. Ecco la mia selezione per oggi:

Pensiero del giorno: La prima volta vera è quando qualcuno ti tocca anche senza toccarti. È quando se ti sfiora la pelle ti senti sfiorare anche dentro, anche i pensieri, anche i ricordi. È quando ci fai l’amore con tutto, perfino con gli sguardi.

Enrico Galliano


Parole per ricordare: Farnesina


Parole da salvare: discapito


Podcast del giorno: Quel che resta di Santiago di Compostela


Audiolibro del giorno: Il delitto di Garlasco di Valerio Di Stefano


Brano del giorno: Un attimo di sogno di Stefano Morelli


Poesia del giorno: Semplicità di Cesare Pavese

L’uomo solo – che è stato in prigione – ritorna in prigione

ogni volta che morde in un pezzo di pane.

In prigione sognava le lepri che fuggono

sul terriccio invernale. Nella nebbia d’inverno

l’uomo vive tra muri di strade, bevendo

acqua fredda e mordendo in un pezzo di pane.

Uno crede che dopo rinasca la vita,

che il respiro si calmi, che ritorni l’inverno

con l’odore del vino nella calda osteria,

e il buon fuoco, la stalla, e le cene. Uno crede,

fin che è dentro uno crede. Si esce fuori una sera,

e le lepri le han prese e le mangiano al caldo

gli altri, allegri. Bisogna guardarli dai vetri.

L’uomo solo osa entrare per bere un bicchiere

quando proprio si gela, e contempla il suo vino:

il colore fumoso, il sapore pesante.

Morde il pezzo di pane, che sapeva di lepre

in prigione, ma adesso non sa piú di pane

né di nulla. E anche il vino non sa che di nebbia.

L’uomo solo ripensa a quei campi, contento

di saperli già arati. Nella sala deserta

sottovoce si prova a cantare. Rivede

lungo l’argine il ciuffo di rovi spogliati

che in agosto fu verde. Dà un fischio alla cagna.

E compare la lepre e non hanno piú freddo.

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