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Non barare (con te stesso) di Gabriele Romagnoli, La resilienza ci salverà Jeremy Rifkin , La Sindrome Boodman di Alessandro Baricco, Pentole e parole

Non barare (con te stesso) di Gabriele Romagnoli, La resilienza ci salverà Jeremy Rifkin , La Sindrome Boodman di Alessandro Baricco, Pentole e parole

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Nat
ott 14, 2022
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Non barare (con te stesso) di Gabriele Romagnoli, La resilienza ci salverà Jeremy Rifkin , La Sindrome Boodman di Alessandro Baricco, Pentole e parole
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Buongiorno,

Spero che tu stia bene, ecco cosa ho notato stamattina, spero che le selezioni vi piacciano.

Jeremy Rifkin: “La resilienza ci salverà”

di Eugenio Occorsio

Jeremy Rifkin: “La resilienza ci salverà”

Su un pianeta che cambia saremo noi a doverci adattare. Non più la Terra. Parola del grande economista  che nel nuovo saggio invoca un’economia dalla parte della vita.

decenni, hanno reso il sistema globale vulnerabile agli shock economici e ambientali. Altro che resilienza. Dobbiamo imparare dalla natura, lì c'è già tutto".

Cosa per esempio?
"Lo sa cosa fanno le cellule per rafforzarsi e moltiplicarsi? Espellono continuamente scorie e parti inutilizzate. Ma non le gettano via: con altrettanta sistematicità vanno a vedere nei "sacchi della spazzatura" se c'è qualcosa che possono recuperare e rivalorizzare. Esempio basico di economia circolare".

Professore, che pensieri le inducono le immagini delle alluvioni delle ultime settimane, dal Pakistan all'Italia centrale?
"L'Italia è un Paese che amo: una terra delicata dal punto di vista idrogeologico perché ha spazi angusti fra mare, montagne, pianure. Vi vengono amplificati problemi comuni a tutto il mondo. Prendiamo il consumo dei suoli. Il "soprassuolo", la parte "calpestabile", è sempre più ristretto e degradato da colture intensive, incuria, siccità. Non c'è più spazio perché il suolo "vivo" sottostante, ricco di sostanze nutrienti e principi attivi, dia il suo contributo all'equilibrio naturale. La nuda terra ha bisogno di cura, come tutto ciò che è vivente. Io la chiamo biofilia".

Una nuova coscienza?
"Si mette la vita al centro dell'azione. L'economia non va più concepita solo per cercare profitto ma per salvare l'essenza umana stessa. È un cambiamento che impone di rivedere le regole dell'insegnamento e della formazione per improntarle al nuovo modello di rapporto fra essere umano e ambiente che lo circonda. È l'unico modo per garantire il diritto inalienabile di ogni essere a una vita dignitosa". La Repubblica


Non barare (con te stesso)

di Gabriele Romagnoli

Non barare (con te stesso)

La prima cosa bella di venerdì 14 ottobre 2022 è l'undicesimo comandamento (c'è sempre un undicesimo comandamento): non barare. Non farlo con te stesso. Barare in generale fa parte del gioco della vita, a un certo punto diventa inevitabile per pareggiare i conti con il destino che, si sa.

Ci sono due eccezioni. La prima insegna a non barare con i bari. Conoscono i trucchi, ti scavalcano a sinistra e a destra, se ci si riconosce ci si evita.

Ma è la seconda che conta: non barare con te stesso. Ci sono impegni che prendi con la tua coscienza e rispetti in assoluta solitudine. Nessuno ti vede, ma tu lo sai. È lì che pratichi il rispetto per la tua storia, lì che decidi la tua moralità.

Se hai giurato di non zuccherare più il caffè, non farlo neppure se lo prendi a una macchinetta nell'Artico, lontano chilometri da chiunque. Se fai un cruciverba in treno non riempirlo di lettere a caso per far vedere che hai finito. Se giochi a scacchi da solo non spostare un pedone (per così dire) avversario per farti vincere. Potrebbe avere conseguenze nefaste.

Comincia così un racconto strepitosamente comico sull'argomento, scritto da Alessandro Baricco. Lo trovi on line. Basta googlare "la sindrome di Boodman" e non farsene contagiare. La Repubblica


Con i cattivi poeti ci si può fare la zuppa

di Tommaso Melilli

Minestra di riso, zucca e castagne  
Minestra di riso, zucca e castagne   

PENTOLE E PAROLE Nel Don Chisciotte (e non solo) Cervantes se la prendeva con i nemici letterari. Che a volte trasformava in vegetali

Don Chisciotte della Mancia è considerato da quasi tutti il primo vero romanzo della letteratura moderna, ma non è facile capire perché. La ragione più probabile è che - a differenza dei romanzi precedenti - il libro di Cervantes racconta di un mondo che, invece di essere fantastico e inventato, comincia stranamente a somigliare molto a quello del tempo in cui è stato scritto. Nelle teorie della letteratura questa situazione viene in genere chiamata "realismo", e nel caso specifico del Don Chisciotte si manifesta in un modo molto elementare: è il primo romanzo in cui ci sono dei personaggi che leggono dei romanzi.

Il più famoso è ovviamente il protagonista stesso, che ama talmente leggere che perde la testa e non riesce più a distinguere le cose raccontate da quelle vere.
Ma non finisce qui: Don Chisciotte uscì in due episodi, a vari anni di distanza l'uno dall'altro. Il primo volume aveva avuto molto successo, tanto che erano usciti alcuni sequel, scritti da anonimi autori che volevano per così dire approfittare di un brand forte e soprattutto dell'assenza di legislazione sul diritto d'autore.

Don Chisciotte e Sancho Panza in un’antica illustrazione del romanzo di Miguel de Cervantes. getty images
Don Chisciotte e Sancho Panza in un’antica illustrazione del romanzo di Miguel de Cervantes. getty images 

Cervantes si risentì moltissimo, tanto che quasi tutto il secondo volume è scritto sfottendo e umiliando tale Avellaneda, che appunto aveva scritto una chiacchierata prosecuzione della storia. A un certo punto, il cavaliere e il suo scudiero parlano con la damigella di Dulcinea, che racconta loro di essere (non molto realisticamente) morta per amore, e di essere quindi discesa agli inferi, dove aveva trovato a un certo punto dei diavoli che giocavano a palla lanciandosi dei libri: e uno di quei libri ovviamente era il Chisciotte truffaldino del nemico Avellaneda.

Cervantes era ossessionato dall'idea di punire gli autori a suo avviso scadenti e i loro libri: nel Viaggio al Parnaso vengono addirittura trasformati in zucche, da dar da mangiare ai maiali o da spezzettare nelle minestre.

MINESTRA DI RISO, ZUCCA E CASTAGNE

GLI INGREDIENTI

Per 4 persone:
Mezza zucca delica (700 gr circa)
150 gr di riso arborio
20 castagne bollite e pelate
Mezza cipolla
Qualche foglia di salvia
Olio, sale e pepe

COME PROCEDERE

Affettate la cipolla finemente e soffriggetela con poco olio in una pentola dal fondo spesso. Nel frattempo tagliate la zucca a grossi cubetti, togliendo la buccia a metà dei pezzi. Aggiungete in pentola la zucca, rosolate un minuto e poi aggiungete acqua a coprire abbondantemente tutto. Aggiungete la salvia intera, salate leggermente e lasciate cuocere 5 minuti. Aggiungete quindi il riso e le castagne e abbassate il fuoco. Lasciate cuocere per 10-12 minuti, aggiungendo un po’ d’acqua se si dovesse addensare: deve risultare con la consistenza di un risotto molto morbido. Quando il riso sarà giunto a cottura e la zucca morbida e un po’ sfaldata, correggete di sale e servite tiepido.

La Repubblica


La Sindrome Boodman

di Alessandro Baricco

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